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Mahatma
Leader del movimento per la libertà e l'indipendenza dell'India, detto Mahātmā ("grande anima"), si laureò a Londra in giurisprudenza e si trasferì in Sudafrica come avvocato, e si dedicò alla causa indiana, per la profonda impressione per le condizioni sociali ed economiche dei suoi connazionali. Il suo apostolato si concretò nella teoria del satyāgraha, la "resistenza passiva", e sfociante in pratica nella disobbedienza civile, integrato dal principio buddista, dell'ahimṣā, la non-violenza. -
Arresto e condanna
Ritornato in India, divenne il capo politico e morale del movimento d'indipendenza. Dopo un primo arresto e condanna, fu graziato nel 1924 e nel 1929 riprese la sua azione con l'esplicito intento del raggiungimento della completa indipendenza politica del suo paese. Arrestato di nuovo più volte, riuscì spesso a imporre la sua volontà all'Inghilterra per l'immenso prestigio morale di cui godeva, e sotto la minaccia di suicidio per prolungati volontari digiuni. -
La marcia del sale
In risposta alla tassa inglese sul sale, pesante per i più poveri, Gandhi organizza e guida “la marcia del sale”: durata 24 giorni, a piedi per 200 miglia, era una protesta pacifica nelle saline, presidiate dalla polizia inglese. Partiti in 78 arrivano a migliaia. Quando all'esercito giunge l'ordine di sparare sulla folla, gli ufficiali si rifiutano. Si concluderà con l’arresto di più di 60.000 persone, tra cui Gandhi, condannato a 6 anni, ma l’opinione pubblica sarà a favore degli indiani. -
La fine di Gandhi
Dopo il 1934 si interessò agli "intoccabili" e alla ricostruzione rurale. Nuovamente arrestato, fu per due anni in carcere (1942-44), e alla liberazione partecipò alle trattative per l'indipendenza dell'India. La scissione del Pakistan, che la accompagnò, fu contraria agli ideali unitarî di Gandhi, che la subì perché resa necessaria dalle rivalità etniche e religiose. Gandhi svolgeva opera di pacificazione, e cadeva poco dopo (30 genn. 1948) vittima dell'attentato di un fanatico indù.