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Nascono i primi soviet russi, ovvero dei consigli con a capo i rappresentanti del popolo che coordinavano le azioni di protesta dei proletari e gestivano le fabbriche degli operai.
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Nel febbraio del 1917 si riversò nelle strade di Pietrogrado una folola composta da operai, contadini e famiglie in crisi. I protestanti chiedevano solo che fosse dato anche solo del pane per sfamare i figli che ormai non riuscivano più a vivere a causa della forte crisi e della grande inflazione.
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Lo zar Nicola II ordinò all'esercito di difendere la capitale, ma quest'ultimo si unì alla rivolta per le scarse condizioni che erano costretti a sopportare. Con questa difficile situazione Nicola abdicò e al suo posto la DUma formò un governo provvisorio.
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Dopo che i bolscevichi appoggiarono le idee di Lenin, egli nell'aprile del 1917 pubblico le sue tesi, dove furono scritte le idee che lui sosteneva.
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Il 25 ottobre del 1917 Lenin ordinò alle sua truppe di assaltare il palazzo d'Inverno a Pietroburgo, per mettere in atto così un colpo di stato. L'esito fu positivo per il leader del movimento bolscevico.
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Nel novembre del 1917 il Consiglio dei commissari consentì le elezioni a suffragio universale, le prime nella storia russa. L'esito però fu negativo per i bolscevichi data la vittoria dei socialisti rivoluzionari.
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Con una situazione interna non delle migliori, la Russia di Lenin decise di firmare un trattato di pace con la Germania che mettesse fine alle ostilità tra le due nazioni. La Russia però dovette cedere enormi territori e di grosso valore per le loro risorse come la Finlandia, la Lettonia e l'Estonia.
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Il conflitto interno russo tra le armate bianche, sostenute anche dall'aiuto di Francia e Inghilterra, e armate rosse vide vincitrici quest'ultime.