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Avversari della Restaurazione
Tra gli avversari della Restaurazione si trovano le grandi ideologie liberali, elaborate nei primi decenni dell’Ottocento. Il valore fondamentale del liberalismo è la libertà individuale e a differenza dei conservatori i liberali non credono che conduca al caos e al disordine. Lo Stato liberale respinge l’assolutismo, garantisce le libertà pubbliche e l’uguaglianza giuridica e non interviene nella vita economica né sulla diseguaglianza sociale -
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Il pensiero democratico
L’idea democratica nacque con Rousseau e fu elaborata da Bentham, James Mill e John Mill a inizio Ottocento. Con loro la teoria della democrazia si innestò sul liberalismo, cioè sul rispetto delle libertà personali e sull’idea che il popolo debba esercitare la sovranità attraverso dei rappresentanti. A differenza dei liberali, i democratici sostennero l’uguaglianza politica e il suffragio universale: con il voto si esprime la sovranità popolare su cui il regime democratico si fonda. -
Congresso di Vienna
Per trovare nuove soluzioni che tenessero conto delle trasformazioni irreversibili introdotte dalla rivoluzione francese venne convocato nel novembre del 1814 il Congresso di Vienna. I principi guida del congresso furono equilibrio e legittimità. Con il Congresso vennero definite importanti sistemazioni territoriali e nacque una nuova carta dell’Europa. -
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Età della Restaurazione
Sconfitto Napoleone a Lipsia (1813), le grandi potenze (Austria, Inghilterra, Prussia e Russia) intendevano restaurare il vecchio sistema politico in vigore prima della rivoluzione. Da qui la definizione età della Restaurazione con cui si indica il periodo che va dal 1815 al 1830. Tuttavia, ritornare alla situazione antecedente il 1789 era impossibile. Quest’età inizia con il Congresso di Vienna, con cui si stabilì il nuovo assetto europeo. -
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I teorici della Restaurazione
La Restaurazione fu appoggiata da alcuni intellettuali. Edmund Burke, riteneva che la rivoluzione francese era degenerata in quanto pretendeva di creare dal nulla un nuovo Stato. Per lui è invece la tradizione il deposito della saggezza di un popolo. De Maistre, invece, sosteneva che la radice di tutti mali contemporanei fosse la Riforma protestante. Lui fu uno dei massimi rappresentanti del ultramontanismo, tornava quindi l’idea dell’unità del potere politico e spirituale nella persona del Papa -
Socialismo
Nei decenni che seguirono la rivoluzione industriale il problema più appariscente fu costituito dalle condizioni miserabili in cui viveva la maggioranza della popolazione. In risposta a questi problemi nacque il socialismo. Per i socialisti occorrono: la limitazione del diritto di proprietà e la solidarietà tra lavoratori contro l’individualismo liberale. I principali esponenti furono Marx ed Engels, questi sostenevano che per cambiare la società sono necessarie le rivoluzioni. -
Giovine Italia
Mazzini nel 1831 fondò una nuova organizzazione politica, la Giovine Italia, con un chiaro obiettivo: unire il paese liberandolo dal governo dispotico dei sovrani. L’Italia doveva diventare “una, libera, indipendente e repubblicana“. La sua diffusione fu piuttosto ampia, aderì anche Giuseppe Garibaldi che poi però si distanziò dalle posizioni più radicali di Mazzini. -
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Biennio delle riforme
Il periodo che va dal 1846 al 1848 è noto come “biennio delle riforme“. Questa periodo inizia nel 1846 quando viene eletto Papa Pio IX. I primi atti compiuti da questo Papa confermarono l’opinione che si trattasse di un Papa liberale: concesse l’amnistia ai detenuti politici, aprì anche ai laici la consulta di Stato, e abolì in parte la censura preventiva sulla stampa. Queste iniziative suscitarono grande entusiasmo, in breve tempo tutta la penisola venne percorsa da iniziative riformatrici. -
Ondata rivoluzionaria
Gli anni 40 dell’ottocento furono un periodo di crescente crisi per tutta l’Europa. Ciò portò nel 1848 a un’ondata rivoluzionaria senza precedenti per ampiezza e intensità. -
Autonomia della Sicilia
L’elezione di Papa Pio IX suscitò grande entusiasmo nell’opinione pubblica. L’unico Stato italiano che però continuava a rifiutare ogni tipo di riforma era il Regno delle Due Sicilie. Preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli eventi e dalle spinte separatiste, Ferdinando II proclamò l’autonomia della Sicilia e concesse la Costituzione. Ciò generò una reazione a catena: il granduca di Toscana emanò la costituzione, poi il Regno di Sardegna e infine anche lo Stato Pontificio. -
Rivoluzione di febbraio
Quando, il 22 febbraio 1848, il governo francese proibì lo svolgimento di un comizio della “campagna dei banchetti“ il popolo parigino insorse, nella rivoluzione di febbraio, e in soli tre giorni proclamò la Repubblica: la Seconda Repubblica, dopo quella proclamata dalla rivoluzione francese. Il governo provvisorio emanò provvedimenti democratici, ma l’esperimento fece emergere divergenze tra liberali e socialisti, che causarono la disgregazione del fronte rivoluzionario. -
Vienna insorta
Quando Vienna insorse in Italia seguì il suo esempio Venezia dove venne proclamata la Repubblica e formato un governo provvisorio. Insorse anche Milano che con le famose Cinque giornate di combattimento cacciò le truppe austriache. Nei ducati di Parma e Modena vennero instaurati dei governi provvisori. L’impero riuscì a reagire e le rivolte furono represse. A dicembre dello stesso anno Ferdinando I abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe. -
Rivoluzione a Berlino
La rivoluzione che scoppiò Berlino il 14 marzo 1848 e si propagò in tutti gli stati tedeschi, sollevando il problema dell’unità nazionale. In tale occasione fu istituita un’Assemblea Nazionale Costituente per l’elaborazione della Costituzione del futuro Stato unitario. -
Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria
Dopo diversi inviti, Carlo Alberto decise di dichiarare guerra all’Austria. L’intento era di acquisire nuovi territori e impedire che l’iniziativa indipendentista fosse condotta dai democratici e dai repubblicani. All’iniziativa di Carlo Alberto si associarono Pio IX, Leopoldo II di Toscana e Ferdinando II di Napoli. Il confronto con l’Austria assunse così il carattere di guerra federale. -
Allocuzione di Pio IX
L’Austria che rappresentava la maggiore potenza cattolica europea minacciò Pio IX di uno scisma nel caso in cui non avesse ritirato le proprie truppe nella guerra. Il Papa allora pronunciò una celebre locuzione in cui dichiarò di voler rimanere estraneo al conflitto, in quanto “padre comune di tutte le genti, popoli e nazioni“. Subito dopo anche Leopoldo II e Ferdinando II si tirarono fuori. La prima guerra di indipendenza divenne quindi regia, a condurla restava solo Carlo Alberto. -
Rivoluzione di giugno
In Francia dopo le elezioni in cui si affermarono i moderati, un decreto obbligò tutti gli operai al di sotto dei 25 anni ad arruolarsi nell’esercito. A questo punto gli operai di fronte alla scelta tra la deportazione e la fame, decisero di insorgere. L’insurrezione scoppiò il 23 giugno 1848, nella rivoluzione di giugno, e durò quattro giorni durante i quali lo scontro tra borghesia e proletariato divenne aperto e violentissimo. -
Armistizio di Salasco
Il 9 agosto 1848 venne firmato l’armistizio, dal generale Salasco per il Regno di Sardegna e da Radetzky per l’Impero asburgico, che sanciva la fine della prima fase della guerra. La guerra regia finì, ma i patrioti non accettavano affatto la sconfitta. -
Fine potere temporale dei papi
Il 9 febbraio 1849 una Costituente eletta a suffragio universale dichiarò la fine del potere temporale dei papi e affidò la Repubblica romana a un triumvirato formato da Mazzini, Armellini e Saffi. -
Armistizio di Vignale
Dopo un’altra sconfitta da parte del Regno di Sardegna contro gli asburgici, Carlo Alberto decise di abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Grazie a questa mossa l’armistizio firmato a Vignale non portò clausole gravose. -
Leggi Siccardi
Una tappa fondamentale sul cammino delle riforme fu costituita dalla promulgazione delle leggi Siccardi. Queste ponevano fine ad alcuni tradizionali privilegi della Chiesa, principalmente: il foro ecclesiastico e il diritto di asilo per le chiese e i conventi. Nella battaglia per l’approvazione delle leggi si distinse Camillo Benso, conte di Cavour. -
Cavour presidente del Consiglio
Nel 1852 Cavour divenne presidente del consiglio. Questo fu il risultato di un accordo politico con il leader dell’opposizione, passato alla storia come “connubio”. Cavour era un uomo dalle mille contraddizioni: amava l’Italia, ma non la conosceva, univa convinzioni saldamente conservatrici con aperture a riforme radicali, infine era cauto e temerario. Era un aristocratico con idee liberali che voleva fare dell’Italia una grande nazione. Cavour fece del Piemonte la regione più evoluta d’Italia. -
Luigi Bonaparte
Nel 1852, con un plebiscito, Luigi Bonaparte si fece proclamare imperatore dei francesi. Bonaparte ristabilì l’ordine trasformando il governo repubblicano in una dittatura personale. Nacque così il Secondo Impero di Napoleone III, questo fu caratterizzato da un particolare modo di governare basato sulla ricerca del consenso popolare e sull’autoritarismo. Napoleone III cercò di far della Francia la maggior potenza europea. -
L’insurrezione di Milano
Nel 1853 Mazzini tentò un colpo clamoroso: l’insurrezione di Milano. Questa venne facilmente repressa con conseguenti arresti e condanne a morte. -
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Guerra di Crimea
Nel 1853 scoppiò la guerra di Crimea, causa del conflitto furono i contrasti tra la Turchia e la Russia. In difesa della Turchia scesero in guerra Francia e Inghilterra, mentre l’Austria dichiarò la propria neutralità. Nel 1854 Cavour decise di intervenire a fianco degli alleati occidentali, lo scopo era quello di far assurgere il Regno di Sardegna al rango di potenza europea. Nel 1855 i russi si arresero e i calcoli di Cavour si dimostrarono giusti. -
Congresso di pace
Al congresso di pace per la guerra di Crimea, una giornata venne dedicata al problema dell’indipendenza italiana: Cavour non chiese nuovi territori per il Piemonte, ma sottolineò come la durezza del dominio asburgico e l’atteggiamento reazionario di molti governi della penisola potessero finire per alimentare le forze rivoluzionarie. -
Società Nazionale Italiana
Nel 1857 a Torino nacque la Società Nazionale Italiana, questa si proponeva di realizzare l’unità d’Italia sotto la guida di Casa Savoia, ad essa aderì anche Giuseppe Garibaldi, che prese così le distanze da Mazzini. -
Spedizione di Sapri
Il più celebre tentativo insurrezionale fu la spedizione di Sapri. Nel 1857 Pisacane si imbarcò a Genova e si diresse verso l’isola di Ponza, sede di un noto carcere borbonico. Dopo aver liberato molti uomini lì detenuti sbarcò a Sapri, con la speranza di innescare un’insurrezione. L’impresa si concluse però in una tragedia e Pisacane si suicidò. Questo fallimento convinse sempre di più l’opinione pubblica italiana che la strada da seguire era la via moderata e filosabauda di Cavour. -
Accordi di Plombières
Nel 1858 Napoleone e Cavour strinsero gli Accordi di Plombières. Questi prevedevano che la Francia sarebbe intervenuta con il suo esercito a fianco del Regno di Sardegna, ma solo se fosse stata l’Austria a dichiarare guerra, inoltre stabilivano che una volta conseguita la vittoria, la Francia avrebbe ottenuto come compenso Nizza e la Savoia. -
Seconda guerra d’indipendenza
Cavour provocò l’attacco austriaco: iniziò così la seconda guerra di indipendenza. Una serie di vittorie permise l’annessione di Toscana ed Emilia al Regno di Sardegna, ma a sorpresa Napoleone III, temendo un eccessivo rafforzamento del Piemonte e l’intervento di Prussia e Russia a fianco dell’Austria, firmò l’armistizio di Villafranca con l’Austria. -
La spedizione dei Mille
La notte tra il cinque e il 6 maggio 1860, 1070 volontari guidati da Giuseppe Garibaldi partirono da Quarto e sbracarono a Marsala. In pochi giorni, grazie anche all’appoggio dei Siciliani, i garibaldini ottennero importanti successi contro l’esercito borbonico. Il 20 agosto i Mille sbarcarono in Calabria e il 7 settembre entrarono a Napoli, mettendo in fuga Francesco II. Il 1 ottobre ci fu l’ultima e decisiva battaglia, anche questa vinta da Garibaldi, lungo le rive del fiume Volturno. -
Battaglia di Castelfidardo
Il successo di Garibaldi spinse Cavour a intervenire contro la spedizione dei Mille. Ciò che spinse Cavour fu la paura che Garibaldi proclamasse nel sud dell’Italia la Repubblica, il timore che Garibaldi proseguisse la sua azione puntando su Roma e la possibilità di annettere le Marche e l’Umbria. Cavour ottenne l’assenso anche di Francia Inghilterra e con la battaglia di Castelfidardo vennero sottratte allo Stato pontificio l’Umbria e le Marche. -
Germania
Nel 1860 salì al trono Guglielmo I e nel 1861 divenne cancelliere Bismarck. Quest’ultimo intendeva fare della Prussia lo Stato promotore dell’unità tedesca. A tal fine si adoperò perché quello prussiano fosse il più potente esercito d’Europa. -
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Grande brigantaggio
Tra il 1860 il 1865 molte bande di briganti, spesso sostenuti dai Borboni, iniziarono una guerriglia contro lo Stato. Causa della rivolta era l’imposizione di nuove tasse e del servizio militare. La Destra reagì con la repressione e con un massiccio invio di truppe: ne seguirono stragi e rappresaglie da entrambe le parti. La Destra non volle quindi considerare i problemi sociali alla base delle rivolte. Questo atteggiamento alimentò il diffondersi di fenomeni di malavita organizzata. -
Bettino Ricasoli
Il 6 giugno 1861 morì Cavour. L’Italia appena nata perdeva il suo principale artefice.Il suo successore fu Bettino Ricasoli. Questo dovette decidere l’assetto del nuovo Stato, le opzioni erano due: lo Stato accentrato, sul modello della Francia, che prevedeva un forte controllo del governo centrale sugli enti locali; lo Stato decentrato, sul modello della Gran Bretagna, che lasciava ampie libertà amministrative e giudiziarie agli enti locali. Fu scelto il modello di Stato accentrato. -
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Dominazione Destra storica
I 15 anni della storia d’Italia furono dominati dalla cosiddetta “Destra storica”: Destra, in quanto gli uomini politici a essa appartenenti erano dei moderati, eredi di Cavour, storica, invece, perché questo schieramento ebbe un ruolo storico nella formazione dell’Italia. Gli uomini della Destra storica provenivano da un ambiente sociale abbastanza omogeneo: l’aristocrazia terriera. -
Primo Parlamento nazionale
Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale, eletto secondo il sistema censitario vigente in Piemonte. In tale occasione Vittorio Emanuele II fu dichiarato “re d’Italia per grazia di Dio e volontà della nazione”. -
Legge Pica
Riguardo al brigantaggio fu decisiva l’applicazione della legge Pica, che affidava la repressione ai tribunali militari e condannava a pene pesanti anche i semplici sospetti di complicità con i briganti. -
Terza guerra d’indipendenza
Nel 1866 Bismarck propose all’Italia un’alleanza in vista della guerra con l’Austria. Ebbe inizio la terza guerra d’indipendenza che si risolse rapidamente a vantaggio dell’alleanza italo-tedesca. Nonostante l’Italia aveva perso tutte e due le battaglie in cui si era confrontata con l’Austria, la guerra era stata vinta. -
Pace di Vienna
Con la pace di Vienna l’Italia ottenne il Veneto, ceduto dall’Austria per disprezzo a un intermediario, Napoleone III, e poi da questi girato all’Italia. -
Ripresa iniziativa garibaldina
Nel 1867 riprese vigore l’iniziativa garibaldina volta a liberare Roma. Il piano prevedeva l’insurrezione dei romani e solo in un secondo momento l’intervento dei garibaldini. L’insurrezione fallì per la scarsa partecipazione popolare. Nonostante ciò Garibaldi riuscì a penetrare nello Stato pontificio. Il 3 novembre 1867 i garibaldini si scontrarono a Mentana con le truppe francesi. Garibaldi, sconfitto, venne arrestato e condotto nell’isola di Caprera. -
Guerra franco-prussiana
Bismarck cercò lo scontro con la Francia. Il 2 settembre 1870 quest’ultima venne pesantemente sconfitta a Sedan. Due giorni dopo, Parigi insorse e proclamò la Terza Repubblica. Guglielmo I venne incoronato imperatore di Germania: l’unità della Germania era raggiunta e nasceva il Secondo Reich. -
Terza Repubblica
Dopo la sconfitta contro la Prussia e la caduta di Napoleone III, nel 1870 la Francia proclamò la Terza Repubblica. Fino al 1912 il governo rimase in mano a repubblicani moderati e radicali. La terza Repubblica si trovò ad affrontare le difficoltà dovute alle pesanti condizioni imposte dai tedeschi, la nascente volontà di riscatto nei confronti della Germania e lo scontro tra monarchici e repubblicani. -
Breccia di Porta Pia
Il 20 settembre 1870 un corpo di bersaglieri, guidato dal generale Raffaello Cadorna, entrò a Roma attraverso la storica breccia di Porta Pia. La resistenza delle truppe pontificie fu scarsa e il Papa si dichiarò prigioniero dello Stato italiano e indisponibile a ogni trattativa. -
Legge delle guarentigie
La legge delle guarentigie dava delle garanzie al Papa affinché potesse svolgere liberamente il suo ruolo. La legge dichiarava il Papa persona sacra e inviolabile, non soggetta alle leggi dello Stato italiano. Al Papa inoltre veniva riconosciuta la sovranità sulla città del Vaticano. Pio IX respinse queste norme, e nel 1874 vietò esplicitamente ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. La conquista di Roma apriva così una profonda frattura tra il mondo cattolico e quello laico. -
Comune di Parigi
Il 26 aprile 1871 il popolo di Parigi insorse contro il governo e instaurò un Consiglio comunale sovrano di matrice socialista, la Comune di Parigi. L’idea dei comunardi era di fare uno Stato fatto di città e villaggi autonomi su cui la Comune avrebbe avuto una posizione di preminenza e instaurare una democrazia diretta. La comune si instaurò in quanto il nuovo governo francese guidato da Adolphe Thiers, firmò il contratto di pace con la Germania, la quale impose condizioni pesantissime. -
Agostino Depetris
La Destra, sempre più divisa al suo interno, nel 1876 perse l’appoggio della maggioranza. De Petris governò e seppe per circa 10 anni, dal 1876 al 1887, tenere unita la nuova maggioranza attuando una politica progressista e anche conservatrice. Con il suo programma politico intendeva eliminare l’analfabetismo, allargare il suffragio elettorale, abolire la tassa sul macinato e decentrare l’amministrazione pubblica. In gran parte questo programma venne realizzato, non senza limiti e contraddizioni -
Legge Coppino
Il primo importante provvedimento di Depetris riguardò l’istruzione con la legge Coppino. Questa riprendeva la legge Casati ma elevava l’obbligo scolastico fino a nove anni di età. Furono inoltre creati asili d’infanzia e aperte numerose scuole serali per permettere anche agli adulti di imparare a leggere e scrivere. -
Riforma elettorale
Con la riforma elettorale del 1882 il diritto di voto venne allargato. Per votare era necessario: essere cittadini maschi maggiorenni (21 anni), aver frequentato la seconda elementare e pagare almeno 20 lire di imposte l’anno. Le elezioni tenutesi in quell’anno videro la vittoria della Sinistra, ma la Destra ottenne comunque un buon risultato. Questo buon risultato della Destra preoccupò Depetris, che strinse allora un accordo con il leader dell’opposizione Minghetti. -
Triplice Alleanza
Nel 1882 l’Italia cercò di uscire dall’isolamento internazionale e si alleò a Germania e Austria dando vita a un accordo difensivo. Contemporaneamente prendeva il via l’avventura coloniale con il tentativo di conquistare l’Etiopia. La spedizione fallì e l’avventura coloniale italiana iniziava con la grave sconfitta di Dogali(1887). -
Francesco Crispi
Alla morte di Depetris gli succedette Francesco Crispi. Convinto ammiratore di Bismarck e difensore della Triplice Alleanza, sosteneva la necessità di uno Stato forte. Con il consenso del nuovo sovrano Umberto I, assunse su di sé contemporaneamente le cariche di presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e degli Interni. L’intenzione di Crispi di riprendere la politica coloniale suscitò molte perplessità, messo in minoranza, nel 1891 rassegnò le dimissioni. -
Nuova legge elettorale
Nel 1888 Crispi fece approvare una nuova legge elettorale comunale e provinciale che da un lato estendeva il diritto di voto dall’altro aumentava il potere di controllo dei prefetti. -
Guerra doganale
In politica estera Crispi ebbe un orientamento decisamente ostile alla Francia, che lo portò a consolidare l’alleanza con la Germania. Nel 1888 la Francia introdusse una tariffa doganale discriminatoria nei confronti dei prodotti italiani, Crispi allora reagì aumentando del 50% le tariffe sui prodotti francesi. Iniziava così la guerra doganale tra Italia e Francia. -
Codice Zanardelli
Durante il governo Crispi non mancarono scelte progressiste. Nel 1889 venne promulgato un nuovo codice penale che aboliva la pena di morte e riconosceva una limitata libertà di sciopero. A questi provvedimenti, però, faceva da contrappeso una legge di pubblica sicurezza che restringeva i diritti sindacali e accresceva i poteri della polizia. -
Governo Giolitti
Dopo Crispi la presidenza del Consiglio passò a Giovanni Giolitti, che dovette subito affrontare un grave problema di ordine pubblico: lo scoppio in Sicilia del moto di protesta popolare dei Fasci siciliani, che raggiunse il suo culmine nel 1893. Si trattava di un movimento popolare privo di una precisa identità: un’esplosione di rabbia per le vessazioni a cui era sottoposto il popolo siciliano. Giolitti decise di affrontare la questione con prudenza e non fece ricorso a misure eccezionali. -
Scandalo della Banca Romana
Nel 1893 ci fu lo scoppio dello scandalo della Banca Romana. Per coprire vari ammanchi, la Banca Romana aveva cominciato a stampare lire in eccedenza rispetto ai limiti di legge. Giolitti accusato di aver coperto lo scandalo, dovette rassegnare le dimissioni. -
Il ritorno di Crispi
Dopo le dimissioni di Giolitti al governo tornò Crispi, che immediatamente proclamò lo stato d’assedio in Sicilia. Nel 1894 la protesta dei Fasci siciliani era definitivamente stroncata. Dopo questo successo, Crispi rivolse nuovamente la propria attenzione alla politica coloniale. Travolto dalle critiche nel 1896 rassegnò le dimissioni e si ritirò a vita privata. Con le dimissioni di Crispi, terminava anche l’età della Sinistra storica e iniziava la “crisi di fine secolo“. -
Crisi economica in Italia
Nel 1898 una grave crisi economica colpì l’Italia. A causa dell’aumento del prezzo del pane, ci fu un’ondata di proteste e a Milano il generale Beccaris ordinò di cannoneggiare la folla causando una strage. -
Assassinio di Umberto I
Il 29 luglio 1900 l’anarchico Bresci uccise il re Umberto I. La morte del re aprì nuovi scenari di concordia fra gli italiani e tra le forze politiche. Il nuovo re Vittorio Emanuele III affidò il governo a Zanardelli. Giovanni Giolitti divenne ministro degli interni: iniziava così l’età Giolittiana